Mi dispiace dover trattare questo argomento, ma purtroppo fa parte del ciclismo. Ovviamente non lo auguro a nessuno, ma in bici da corsa si può cadere o si possono avere incidenti. E nella migliore delle ipotesi ci prendiamo giusto una botta qua e là. Questo è un tema che bene o male conosciamo tutti: prestare grande attenzione a come viaggiamo sulla nostra bici da corsa, soprattutto agli automobilisti, che spesso e volentieri dei ciclisti ne ignorano l’esistenza.
Ma esiste anche un argomento strettamente legato alla nostra sicurezza in bici che invece è meno conosciuto e per questo poco affrontato dai media in generale: quello della sicurezza prodotto. Ovvero quello della sicurezza dei telai e dei loro componenti, di come vengono progettati, prodotti e successivamente assemblati. Le biciclette sono sempre più leggere e sempre più sofisticate, una ricerca forsennata che da un lato a permesso di creare bici da corsa dalle prestazioni eccezionali, dall’altro ha ridotto i margini della sicurezza prodotto.
I telai e i loro componenti sono dunque soggetti a rotture o a malfunzionamenti che ne compromettono l’utilizzo in piena sicurezza. E se il peggio avviene mentre pedaliamo può capitare di farsi tanto male. Con questo articolo non intendo allarmarti e farti passare la voglia di pedalare. Desidero solo che tu sappia che il problema degli incidenti in bici causati da rotture o malfunzionamenti esiste e che ci sono anche le giuste precauzioni da prendere in considerazione. Una su tutte è quella di prevedere per la propria bici da corsa una manutenzione programmata fatta da un meccanico esperto, che ispezioni periodicamente ogni parte del tuo telaio e dei relativi componenti. Ma su questo argomento specifico abbiamo in previsione una serie di articoli che potrai leggere in futuro.
Intervista all’avv. Gilberto Gentilli, esperto di sicurezza prodotto
Per fare un po’ di chiarezza su questo argomento, ho intervistato uno dei massimi esperti in Italia in tema di sicurezza prodotto nel settore ciclo, l’avvocato Gilberto Gentilli.
Avvocato, cominciamo con una doverosa premessa per evitare falsi allarmismi. Qual è a suo avviso il livello di sicurezza delle bici da corsa in circolazione nel nostro Paese?
“La sua premessa è importante. E mi sento di poter tranquillizzare tutti i cicliamatori dicendo loro che il livello di sicurezza “tecnico” delle biciclette da corsa nel nostro Paese può considerarsi buono”.
Le aziende sono attente al tema della sicurezza? E che cosa dovrebbero fare per migliorare l’attuale situazione?
“Come dicevo, la media delle biciclette che circolano sulle nostre strade è di buon livello tecnico sia sotto il profilo della progettazione che quello della produzione. Se invece analizziamo la situazione sotto il profilo legale, la cosa cambia. Mi spiego meglio. Quando si parla di prodotti sicuri non ci si può limitare all’analisi tecnica ma si deve analizzare il livello di sicurezza legale di un prodotto. Le bici da corsa nel nostro paese sono in generale tecnicamente sicure ma legalmente lo sono molto meno. Per prodotto sicuro la legge italiana (ossia il Codice del Consumo) definisce un prodotto che non arrechi alcun danno all’utilizzatore che ne faccia un uso ragionevolmente prevedibile. Questo è legalese per definire in sostanza un prodotto che sia tecnicamente sicuro ma che sia anche supportato da tutta una serie di precauzioni che un produttore coscienzioso deve porre in essere per immettere sul mercato un prodotto sicuro ai sensi del Codice del Consumo. Quindi, oltre ad un progetto valido ed una produzione affidabile che sia in grado di replicare migliaia di volte un prototipo sicuro, il prodotto deve essere accompagnato, in primis, da istruzioni idonee in modo che l’utilizzatore sia messo in condizione di ridurre al minimo se non eliminare del tutto qualsiasi rischio nell’utilizzo del mezzo. Questo sempre ai sensi del Codice del Consumo. Ecco, per rispondere alla sua domanda, di produttori davvero coscienziosi sotto questo profilo ce ne sono, ma sono una minoranza piuttosto esigua”.
Il cicloamatore è sufficientemente protetto dalla legge italiana in caso di sinistro causato da un prodotto difettoso?
“La legge Italiana – di totale derivazione Europea – ha fatto passi da gigante dal 1988 in poi verso una sempre maggiore tutela della salute del consumatore. Quindi direi di si”.
Lo stesso cicloamatore è sufficientemente informato sui suoi diritti in tal senso?
“Qui invece temo che la risposta sia: no! Vi è ancora parecchia ignoranza da parte del cicloamotore medio. C’è chi sostiene che in parte questo è un bene, nel senso che se tutti conoscessero davvero quanto la legge ci protegge come consumatori, alcuni se ne approfitterebbero”.
Per quale motivo si rende necessario un supporto del vostro team in caso sinistro?
“Beh, di motivi ve ne sono almeno due. Oltre ad una competenza che mi vanto di definire unica nel nostro settore in quanto costruita nel corso di trent’anni di esperienza come legale di alcune delle più prestigiose aziende italiane ed europee del settore, offriamo ai nostri assistiti l’enorme vantaggio dei contratti in “quota lite”. Ossia il cliente/sinistrato non tira fuori un euro ma – previo accoro scritto – ci riconosce una percentuale di quanto siamo in grado di ottenere come risarcimento del suo danno dall’azienda produttrice”.
Quali sono i punti chiave sui quali si muove il vostro team di professionisti?
“Tutto parte da un’attenta analisi di come sia avvenuto il sinistro. Quali sono state le circostanze che hanno portato all’incidente. Il mezzo era utilizzato nel modo ragionevolmente prevedibile? Se si, vi erano testimoni? Cosa esattamente è successo? Qual è la componente che si è rotta? Telaio, attacco manubrio, forcella, ruota, altro? Poi si passa all’analisi legale. Il prodotto in questione aveva per caso causato altri sinistri? Era stato richiamato o ritirato dal mercato? Che ruolo ha avuto il meccanico/rivenditore dal quale è stato acquistato? Di che tipo di manuale era fornito? Poi si passa alla valutazione dei danni tramite idonea perizia medica. Quando si ha un quadro completo della situazione facciamo un’offerta economica in quota lite al cliente, nel senso che gli/le proponiamo una percentuale su quanto dovessimo recuperare in risarcimento danni dalla controparte”.
Che cosa consiglia al cicloamatore se disgraziatamente dovesse subire un sinistro causato da un difetto di una bici da corsa o di un suo componente?
“Sicuramente di rivolgersi a professionisti competenti nel settore specifico. Andreste da un architetto se aveste problemi cardiaci? Non credo proprio. Quindi il consiglio è di non farsi illusioni ma neanche farsi influenzare dall’amico al bar o nel negozio di bici che dice che la colpa è sua per non aver sufficientemente stretto la levetta a sgancio rapido della ruota anteriore, per fare un esempio. Non è ciò che dice l’amico, il meccanico o l’assicurazione che conta. Ciò che conta è cosa dice la legge. E la legge dice che il consumatore ha dei diritti sacrosanti. La responsabilità da prodotti difettosi è un ramo della legge molto complesso e quindi è sempre saggio affidarsi a seri professionisti del settore”.