Se parliamo di crioterapia nel ciclismo, ricordo che già nel 2011 i corridori della AG2r, tra una tappa e l’altra del Tour de France, entravano nella cabina raffreddata ad azoto liquido e si sottoponevano ai benefici dei 150° sotto zero
Ormai lo sappiamo: la crioterapia, che oggi fa notizia per un personaggio stranoto nel mondo del calcio come Cristiano Ronaldo (che la criosauna addirittura ce l’ha in casa), è storia vecchia anche nel nostro sport.
Se parliamo di crioterapia nel ciclismo, andando indietro con la memoria, ricordo che già nel 2011 i corridori della AG2r, tra una tappa e l’altra del Tour de France, entravano nella cabina raffreddata ad azoto liquido e si sottoponevano ai benefici dei 150° sotto zero. Ma credo che non siano stati i primi.
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Ma che cos’è in realtà la crioterapia e quali benefici può offrire al nostro corpo?
I benefici della Crioterapia
Al giorno d’oggi, la crioterapia è un trattamento medico fisico largamente usato nella medicina sportiva. Il recupero dagli infortuni (es. traumi) e il recupero post-stagionale sono gli scopi principali dell’applicazione.
Tuttavia, gli studi più recenti hanno confermato gli effetti anti-infiammatori, anti-analgesici e anti-ossidanti di questa terapia, evidenziando le risposte fisiologiche di base.
Oltre ai suoi effetti terapeutici, la crioterapia ha dimostrato di essere una strategia preventiva contro gli effetti deleteri dell’infiammazione e del dolore indotti dall’esercizio fisico.
Nuovi risultati hanno sottolineato l’importanza della massa grassa sull’efficacia del raffreddamento e del livello di fitness iniziale sul risultato finale.
L’esposizione alla crioterapia in qualche modo simula l’esercizio, poiché influenza il coinvolgimento delle miochine (particolari proteine che vengono prodotte e rilasciate dalle cellule muscolari in risposta alle contrazioni muscolari) in modo simile all’attività fisica.
Ciò tra l’altro ha aperto negli ultimi anni un’altra possibile finestra sulle strategie terapeutiche per le malattie metaboliche come l’obesità e il diabete di tipo 2.
Da un punto di vista biochimico, la crioterapia non induce sempre modifiche apprezzabili, ma il risultato clinico finale (in termini di dolore, dolore, stress e recupero post-esercizio) è spesso migliore rispetto alla condizione di partenza.
Inoltre, il numero e la frequenza delle sessioni che dovrebbero essere applicate per ottenere i migliori risultati terapeutici, tema approfondito negli ultimi anni, hanno dimostrato risultati ancora più sorprendenti.
Se sei interessato, puoi approfondire l’argomento in questo articolo sulla letteratura più recente, dal 2010 fino ad oggi, relativa alla terapia criogenica.